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L’impresa familiare di un CF

DOMANDA

Sono un bancario che ha deciso di intraprendere l’attività di consulente finanziario. Nella scelta ho coinvolto mia moglie che non lavora e mio figlio di 22 anni che frequenta la facoltà di scienze economiche e bancarie.

Sono entrambi entusiasti della mia scelta e vorrebbero lavorare con me. Qual è la migliore formula per inserirli come collaboratori?

RISPOSTA

Prima di tutto mi complimento con il lettore per aver saputo coinvolgere la moglie e il figlio in questa scelta importante e con la famiglia per essersi resa disponibile a collaborare attivamente.

Il supporto familiare e la condivisione sono fondamentali nell’attività del consulente finanziario perché è un professionista che affronta molte variabili: i mercati in primis e le reazioni dei clienti quando ci sono, come ora, scenari esterni preoccupanti. Per questo avere stabilità e serenità in casa è molto importante: serve a ricaricare le pile!

Da un punto di vista tecnico l’impresa familiare è una delle modalità di esercizio dell’attività. Questo istituto è stato introdotto dalla legge 19 maggio 1975, n.151 nell’ambito della riforma del diritto di famiglia.

All’impresa familiare possono partecipare in veste di collaboratori il coniuge, i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado.

Il lettore si potrà avvalere, ad esempio, della collaborazione della moglie come addetta alla segreteria e amministrazione e del figlio come segnalatore di potenziali clienti. La costituzione dell’impresa deve avvenire per atto pubblico o scrittura privata autenticata e contenere i nominativi dei parenti partecipanti, il rapporto di parentela e la quota del reddito complessivo attribuita ai familiari che non può comunque eccedere il 49% del reddito complessivamente realizzato.

Nel caso specifico ci sono tutti i presupposti per realizzare un bel progetto familiare anche a medio termine quando il consulente potrà cedere il portafoglio al figlio e dare continuità all’impresa.

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