Dall’articolo sulle “fusioni tra banche e fusioni dei bancari” di Nicola Cavallini del 28 marzo 2021:
“In questi mesi e nei prossimi assisteremo in Italia ad un tumultuoso succedersi di fusioni e acquisizioni bancarie. Esse hanno tutte lo scopo dichiarato di rafforzare i valori patrimoniali degli istituti, di migliorare il margine operativo lordo, di ottimizzare il rapporto tra utile netto e mezzi propri.
Una impresa che incrementa il proprio patrimonio, che produce un risultato operativo in utile, che accresce la propria quota di mercato è il sogno di chiunque in quella impresa ha messo soldi, ed è anche un presupposto necessario (almeno sul medio-lungo periodo) affinché quell’impresa possa essere dichiarata profittevole, visto che le imprese (quelle bancarie in particolare) hanno tra i propri scopi istituzionali la creazione di valore per i soci – nemmeno le banche “etiche” fanno eccezione, sotto questo profilo.
Milton Friedman, economista divenuto consigliere di Reagan, affermò nel 1970 che “lo scopo principale di un’impresa è quello di massimizzare i profitti per i suoi azionisti” .
“Molti economisti venuti dopo Friedman hanno criticato questa visione, affermando che i portatori di interessi di un’azienda sono molti di più, e addirittura alcuni di essi si pongono al di fuori dell’azienda stessa: da queste considerazioni ha preso le mosse l’affermazione del concetto di “responsabilità sociale” dell’impresa. Responsabilità nei confronti dei propri dipendenti, dei propri clienti, ma anche dei cittadini, dei territori, dell’ambiente.”
“Non esiste pari dignità tra questi “stakeholders”….. I dipendenti, i tanto vituperati bancari, somigliano a dei corrieri incaricati di portare a destinazione il pacco (il budget, l’obiettivo di vendita) lungo una strada disseminata costantemente di lavori in corso, che ne rendono il percorso lastricato di ostacoli e di imprevisti …..Così aumenta lo stress correlato al lavoro, …..la caduta di motivazione e la perdita del senso di appartenenza alla propria azienda. Lavorare per obiettivi, in un’azienda contemporanea, dovrebbe essere un’altra cosa: motivare i collaboratori e consentire loro di ottenere risultati grazie alla conoscenza dei loro clienti, che implica una concessione di autonomie decisionali, un riconoscimento di dignità professionale e umana. Invece la vita di moltissimi bancari, specialmente di rete, è fatta di report incessanti per dimostrare non già di avere raggiunto un obiettivo, ma di avere “fatto qualcosa”: telefonate, appuntamenti, contatti.
I clienti non sono tutti uguali….devono sperare nel bancario corretto che cerca di soddisfare le sue esigenze reali di risparmio….”
“Il risiko bancario cui assistiamo ed assisteremo contribuirà a migliorare i rendimenti ed il valore dell’investimento dei soci e degli azionisti? Di sicuro ci proverà. Contribuirà a migliorare le condizioni di lavoro e la qualità del servizio?…”
Fonte Nicola Cavallini del 28 marzo 2021
Il punto di vista di On Boarding

In termini di dichiarazioni certamente si, anche di piano strategico ma la cosa più difficile è riuscire a metterlo a terra. Coniugare i risultati delle trimestrali con i piani a medio lungo termine è quasi un’utopia. Ed è qui che nascono i malesseri professionali degli operatori sempre più in ansia per le proprie carriere a cui la digitalizzazione sta togliendo funzioni.
In questo clima poco sereno anche la disaffezione dei clienti è un pericolo. La fidelizzazione è in mano a quei dipendenti che si spendono quotidianamente per offrire un modello di servizio adeguato.
Tra gli operatori bancari sta nascendo sempre più interesse per la Consulenza Finanziaria e per il mondo delle Reti. Una buona alternativa purché ben meditata e consapevole.
Attraverso un percorso informativo gratuito “On boarding” società indipendente fornisce tutte le informazioni necessarie per conoscere la professione di Consulente finanziario e comprendere se possa essere una valida alternativa professionale. Visita il sito di On-boarding.